Dopo aver iniziato un percorso terapeutico oncologico, molte persone possono sperimentare difficoltà cognitive come confusione, problemi di memoria, difficoltà di concentrazione o nel trovare le parole giuste. Questi sintomi, spesso indicati con il termine “chemobrain”, possono essere transitori o persistere nel tempo, influenzando la qualità della vita e il benessere generale. Affrontare queste difficoltà è fondamentale per migliorare la gestione del percorso oncologico e il recupero.
Per prima cosa, è importante rivolgersi a professionisti per una valutazione accurata dei sintomi e per suggerire interventi personalizzati. Infatti, tramite la somministrazione di una batteria di test neuropsicologici, è possibile misurare in maniera accurata molti domini cognitivi, comprendere meglio le difficoltà cognitive e orientare il paziente verso terapie mirate. Ma cosa possiamo fare di concreto per la gestione di questi sintomi?
Adottare strumenti pratici per organizzare la propria quotidianità può fare una grande differenza. Annotare impegni, appuntamenti e compiti giornalieri su un’agenda o tramite app di promemoria è un valido aiuto. Creare liste di controllo e spuntarle man mano che si completano le attività può ridurre il senso di sopraffazione. Mantenere una routine strutturata, con orari regolari per i pasti, il sonno e le attività della vita quotidiane, favorisce la memoria e la concentrazione.
Un altro aspetto da considerare sono gli esercizi cognitivi. Partecipare a programmi di stimolazione cognitiva o praticare attività come giochi di memoria, puzzle o cruciverba può rafforzare le funzioni mentali. Anche la lettura, la scrittura regolare e l’uso di applicazioni digitali, come il training cognitivo computerizzato, possono rivelarsi molto utili per allenare la memoria, il problem solving o l’attenzione.
È importante non sottovalutare i disturbi cognitivi e rivolgersi a professionisti specializzati, come l’oncologo, il neurologo o il neuropsico-oncologo, che possono aiutare a gestire ed affrontare anche la componente cognitiva.
Roberto Grasso,
Psiconcologo, Istituto Europeo di Oncologia, Università degli Studi di Milano