28 febbraio 2024 – È un senso di sfinimento sia fisico che psichico, anche senza la comparsa di altri disturbi, è senz’altro l’effetto collaterale più frequente della chemioterapia. In molti casi ha inizio durante la somministrazione dei farmaci oppure subito dopo. Può essere particolarmente intensa nelle 36-48 ore che seguono la seduta di chemioterapia. La fatigue può essere considerata parte integrante della sintomatologia causata dal tumore, come effetto collaterale delle terapie oncologiche e non oncologiche, oppure come espressione di uno stato depressivo. Si calcola che colpisca fino all’80% dei malati di cancro.
Molte sono le cause che provocano la fatigue nei malati di cancro. Alla base possono esserci anemia, disordini del metabolismo e infezioni, cui si sovrappongono fattori psicologici quali le inevitabili paure che la diagnosi di cancro porta con sé. Possono provocare la fatigue anche i trattamenti oncologici, dolori di varia natura e problemi alimentari (difficoltà a nutrirsi, diarrea, vomito, perdita di peso, anoressia), disturbi del sonno. Gli interventi farmacologici possono in qualche caso giovare (anche se purtroppo non esiste una terapia farmacologica efficace nel prevenire o nell’eliminare la fatigue), ma i migliori risultati si ottengono dalla combinazione delle terapie con un adeguato sostegno psicologico. Lo spazio per un intervento psicologico è un momento delicato e fonda la sua ragione d’essere nell’attenzione e nel rispetto dei bisogni della persona. L’obiettivo di un intervento strutturato di supporto psicologico, rivolto al benessere globale e alla riabilitazione individuale e sociale, è di accompagnare la persona aiutandola ad affrontare i momenti più difficili e ad organizzare la propria vita quotidiana, gestendo meglio i disagi causati dalla fatigue.