I casi di cancro in Europa sono in continuo aumento e tra i responsabili c’è anche l’inquinamento atmosferico. Durante il congresso annuale della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo), gli esperti hanno presentato nuovi dati che evidenziano il legame fra le polveri sottili e l’insorgere di neoplasie (e non solo ai polmoni)
Lo scorso ottobre, durante il Congresso annuale della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo) tenutosi a Madrid, gli esperti sono tornati a chiedere alle istituzioni Ue l’urgenza di adottare misure a favore dell’aria pulita. Si tratta di un passaggio essenziale per prevenire i tumori polmonari (ma non solo).
«Oltre al cancro ai polmoni, diverse ricerche hanno rilevato un nesso, ancora da confermare, anche fra aria inquinata e neoplasie di testa e collo (bocca, naso, gola), vescica, pelle e prostata – aggiunge Giuseppe Curigliano, membro del direttivo Aiom e responsabile delle linee guida Esmo.
Per arginare questa situazione, l’obiettivo è quello di abbassare entro il 2030 il limite annuale del particolato atmosferico (ovvero le cosiddette polveri sottili). Dagli attuali 25 microgrammi per metro cubo d’aria a 5, come suggerito dalle linee guida sulla qualità dell’aria dell’Oms.
Dal 2013 l’inquinamento e il particolato atmosferico sono catalogati fra i cancerogeni certi per gli esseri umani. A dirlo è la massima autorità in materia, l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di Lione, l’agenzia dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (Oms). Il loro effetto è maggiore nei fumatori, che hanno già l’apparato respiratorio fortemente indebolito e danneggiato dal tabacco. Quello al polmone è ancora oggi il tumore più letale in Italia, l’85% dei casi è dovuto al tabacco, anche se un caso su cinque riguarda i non tabagisti. Ogni giorno in Italia circa 115 persone scoprono di avere un tumore ai polmoni, per un totale di quasi 44mila nuovi casi registrati nel 2022: è oggi la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne. Tuttavia, un numero crescente di studi documenta danni anche nelle persone che non hanno mai toccato una sigaretta. L’inquinamento ambientale (in particolare quello atmosferico) include varie sostanze cancerogene provenienti da attività umane (traffico veicolare, industrie, riscaldamento domestico) o da sorgenti naturali (radiazioni ionizzanti, raggi ultravioletti) e si stima che in Italia sia responsabile di circa 5 casi di cancro su 100.
«L’esposizione all’inquinamento, a sostanze cancerogene in ambito lavorativo, al radon e al fumo passivo sono responsabili, nel loro complesso, del 10% dei casi di cancro in Europa» sottolinea Jean-Yves Blay, direttore Public Policy Esmo.
Secondo gli esiti di uno studio francese presentato a Esmo 2023, le donne che vivono e lavoro in zone con livelli elevati di polveri sottili corrono maggiori rischi di sviluppare un tumore al seno rispetto a quelle residenti in aree meno inquinate.
I ricercatori del Cancer Center di Lione hanno rilevato che il pericolo di cancro al seno aumenta del 28% al crescere del PM 2,5 nelle aree urbane più inquinate rispetto a quelle rurali. Servono conferme ma, secondo gli autori, queste piccolissime particelle inquinanti riescono a penetrare molto in profondità nei polmoni, arrivando nel circolo sanguigno e da qui venir trasportate e assorbite dai tessuti mammari.
L’Oms considera direttamente attribuibile agli inquinanti atmosferici un terzo delle morti premature dovute a infarti o ictus cerebrali, malattie respiratorie e tumori polmonari. Un dato preoccupante anche alla luce dell’ultimo documento Air Quality Report (febbraio 2023) a cura dell’Agenzia Europea per l’Ambiente nel quale l’Italia si conferma tra i Paesi europei più inquinati: se le stime di decessi prematuri da PM2,5 sono passate per la Germania da 58.600 del 2016 a soli 28.900 del 2020, per l’Italia, invece, si è passati da 58.600 a 52.300 morti premature.