03 settembre 2024 – Messe a punto delle nanoparticelle d’oro che permettono di identificare ed eliminare i tumori alla vescica ‘invisibili’ perché più piccoli di un millimetro, riducendo così il rischio di recidiva della malattia. Lo dimostra uno studio condotto sui topi da un team internazionale coordinato dall’Irccs Ospedale San Raffaele nell’ambito del progetto Edit, sostenuto dal programma europeo Horizon 2020 e a cui hanno partecipato anche l’Università VitaSalute San Raffaele, il Cnr di Pisa, l’Università di Bologna, Ascend Technologies del Regno Unito, Fujifilm Visualsonics Inc. di Amsterdam e l’Università della Malesia.
I risultati sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas. Le nanoparticelle d’oro, una volta infuse nella vescica, sono in grado di riconoscere e legare solo le cellule tumorali. Se vengono colpite da una luce pulsata emettono ultrasuoni, rendendo visibile la presenza del piccolo tumore tramite ecografia. Se invece vengono colpite da luce continua, le nanoparticelle si scaldano riuscendo a bruciare ed eliminare definitivamente i piccoli tumori che finora erano considerati invisibili e ineliminabili. “Siamo riusciti a sviluppare una soluzione unica per i problemi che questa forma di neoplasia comporta”, afferma il coordinatore dello studio Massimo Alfano, responsabile dell’Unità di microambiente extracellulare dell’Istituto di Ricerca Urologica diretta da Andrea Salonia e dell’Unità di Urologia diretta da Francesco Montorsi dell’Irccs Ospedale San Raffaele. “In clinica – continua Alfano – si definisce approccio teragnostico: grazie alle nanoparticelle d’oro siamo in grado di combinare la diagnosi e la terapia in un unico processo. Inoltre, essendo le particelle instillate direttamente in vescica e poiché l’oro è un materiale biocompatibile, non si rischiano effetti collaterali nei tessuti o negli organi circostanti non neoplastici, effetti che una terapia farmacologica o immunoterapica non potrebbe garantire”. “Siamo fiduciosi che la soluzione identificata per la malattia residua del tumore vescicale possa applicarsi anche ad altre forme di neoplasia”, aggiunge Andrea Salonia. “Il marcatore tumorale riconosciuto dalle nostre nanoparticelle d’oro è espresso anche dai tumori dell’ovaio e della cervice uterina”.