Uno studio scientifico ha evidenziato che le persone che hanno affrontato una diagnosi oncologica riportano una significativa compromissione della qualità della vita su più fronti (fisico, sociale e psicologico). La qualità della vita emerge così come un concetto fondamentale, diventando una misura centrata sul paziente nel contesto della lungo-sopravvivenza al cancro, che riflette il benessere degli individui oltre i risultati medici. La qualità della vita delle persone che hanno ricevuto una diagnosi oncologica è gravemente compromessa anche a distanza di 2-26 anni dalla diagnosi, indipendentemente dal tipo di tumore, dall’età, dal Paese di origine o dal tempo trascorso dalla diagnosi stessa.

Sono state documentate numerose conseguenze fisiche e psicologiche, derivanti sia dalla malattia che dai trattamenti (sia a breve che a lungo termine), insieme all’onere sociale e finanziario legato alla difficoltà di mantenere un ruolo lavorativo e sociale. Le persone si trovano a dover bilanciare il carico fisico ed emotivo dei trattamenti con la propria vita quotidiana, affrontando anche l’incertezza legata alla malattia.

Nonostante l’importanza di questi temi per i pazienti oncologici, essi ricevono ancora una minore attenzione rispetto ad altri aspetti nell’assistenza clinica e nella ricerca. Un’indagine britannica condotta nel 2019 su 526 persone che hanno ricevuto una diagnosi oncologica del colon-retto ha mostrato che i bisogni psicologici non soddisfatti erano quelli più comuni tra tutti i bisogni non soddisfatti dopo il trattamento. Tali bisogni comprendevano sentimenti di tristezza, perdita di controllo, paura della recidiva del cancro e della morte, incertezza e difficoltà nel mantenere una visione positiva. In particolare, la percentuale di pazienti con bisogni psicologici non soddisfatti è rimasta costante tra i 15 e i 24 mesi dal trattamento. Questi bisogni, insieme a quelli fisici e relativi al sistema sanitario e all’informazione, sono stati associati a una qualità della vita peggiore al termine del trattamento.

Monitorare la qualità della vita può quindi aiutare a identificare le sfide uniche che i pazienti affrontano dopo la conclusione del trattamento. Tali informazioni sono cruciali per informare sia i pazienti che il personale sanitario sugli esiti attesi dei trattamenti e nell’individuare le necessità di riabilitazione. In questo contesto, alcuni studi hanno sottolineato l’importanza di migliorare la valutazione della qualità della vita in oncologia, per garantire che i pazienti ricevano un supporto che risponda alle loro esigenze in continua evoluzione.

Chiara Marzorati
Psiconcologa, Università degli Studi di Milano, Istituto Europeo di Oncologia